È il principale luogo di culto mariano di Porretta. Vicino al paese, il Santuario saluta dalla sua tipica strettoia sul Reno chi arriva dalla Toscana. Nel Medioevo era luogo fortificato, una “Rocchetta” con un ponticello in legno al cui capo sorse una Maestà che qualcuno dipinse sulla roccia, secondo alcuni, come Demetrio Lorenzini, addirittura nel XIII-XIV secolo.

La prima notizia certa sull’esistenza di un piccolo santuario è però solamente del 1578. Di lì a poco, nel 1585, nacque anche la Parrocchia di Porretta che in quell’anno si staccò dalla Chiesa madre di Capugnano. In questo periodo avvennero molti fatti ritenuti miracolosi, testimoniati da numerosi ex-voto, quasi sempre tavolette, che ci raccontano di cadute rovinose senza danni o di pallettoni sparati da potenti archibugi fermati semplicemente dal tessuto di un “giuppone” Nel 1594 crollò il ponte di legno e le molte persone che furono coinvolte miracolosamente non subirono danni. Il ponte fu rifatto in muratura nel 1599 come ricorda ancora una lapide sulla destra della chiesa. L’Immagine della Madonna che si era deteriorata fu ridipinta, non più sulla roccia ma su una tavoletta di legno con molta probabilità dal pittore Fernando Berti.

Nel 1613, sull’esempio della Madonna di San Luca, iniziò la tradizione, che è durata ininterrottamente fino ad oggi, di portare solennemente il quadro in parrocchia in occasione delle “Rogazioni” che culminavano nella Festa dell’Ascensione. Grande fu in ogni tempo la devozione dei porrettani che invocarono sempre e non invano la Vergine anche in occasione di epidemie di colera o terremoti. Il vecchio oratorio intanto era stato demolito e con un grande lavoro di sbancamento di pareti rocciose fu creata l’area su cui sorse l’attuale tempietto alla fine della seconda metà dell’ottocento, di forma ottagonale neo-classico su disegno dell’ing,Saverio Bianchi di Roma che però mai venne a Porretta. L’elegante interno ha pitture del Samoggia e del Guardassoni. La splendida ancona marmorea dell’Altare della Madonna è di Antonio Canepa su disegni di Saverio Bianchi. Sotto il pavimento, davanti alla sacra Immagine, riposa Mons Raffaele Pizzirani, il parroco morto in odore di santità, che realizzò la chiesa.